CTU è inappropriata se menziona il più probabile che non

Non si esprime in modo totalmente adeguato, il consulente tecnico d’ufficio quando richiama il criterio del “più probabile con non” con riguardo alla visibilità ecografica della lesione tumorale, là dove dovrebbe più oppportunamente esprimersi in termini di elevata attendibilità rappresentativa del compendio probatorio acquisito circa la concreta rinvenibilità della lesione tumorale da parte di un medico ragionevolmente provveduto sul piano tecnico.

Converrà ammonire sulla necessità di tener conto della fondamentale distinzione che intercorre tra l’impiego funzionale del criterio del “più probabile che non” sul terreno della ricostruzione della relazione causale tra fatti (ricostruzione che attiene al piano epistemologico del rapporto tra “fatto antecedente” e “fatto conseguente”, secondo quella particolare relazione che si dice “causale”, e che necessariamente richiede il riferimento a leggi scientifiche o a massime di esperienza costruite su basi probabilistiche), e l’impiego funzionale del criterio probabilistico (sempre in termini logico-baconiani, e non statistico-pasca-liani) sul terreno della valutazione delle prove (che, viceversa, attiene all’intrinseca qualità rappresentativa di un determinato fatto rispetto a un determinato thema probandum), secondo una relazione probabilistica, tra ‘”fatto probante” e “fatto probando”, che non guarda all’osservazione scientifica di uno stato di cose (come nell’ambito della relazione causale) quanto piuttosto all’intrinseca intensità espressiva (in termini rappresentativi) della fonte di prova (del “fatto probante”).

Cassazione civile, sezione terza, sentenza del 29.09.2021, n. 26304

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