Comunione de residuo e diritto di credito: le Sezioni Unite privilegiano l’interpretazione letterale (IL ≥ IR)

Nel caso di impresa riconducibile ad uno solo dei coniugi costituita dopo
il matrimonio, e ricadente nella cd. comunione de residuo, al momento dello scioglimento della comunione legale, all’altro coniuge spetta un diritto di credito pari al 50% del valore dell’azienda, quale complesso organizzato, determinato al momento della cessazione del regime patrimoniale legale, ed al netto delle eventuali passività esistenti alla medesima data.

Il fondamentale canone di cui all’art. 12, co 1, delle Preleggi, impone all’interprete di attribuire alla legge il senso fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la loro connessione, costituendo la lettera della norma, infatti, un limite invalicabile dell’interpretazione, che è uno strumento percettivo e recettivo e non anche correttivo o sostitutivo della voluntas legis.

L’attività interpretativa, quindi, non può superare i limiti di tolleranza ed elasticità dell’enunciato, ossia del significante testuale della disposizione che ha posto, previamente, il legislatore e dai cui plurimi significati possibili
(e non oltre) muove necessariamente la dinamica dell’inveramento della norma nella concretezza dell’ordinamento ad opera della giurisprudenza.

Cassazione civile, Sezioni Unite, sentenza del 17.5.2022, n. 15899 (Pres. Spirito, est. Criscuolo)

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