(di PAOLO CENDON) – 1. Strana e disperata, soprattutto nel corso degli ultimi anni, l’esistenza di Alfredo Bratnik – l’uomo che parecchi anni fa uccise la figlia a Trieste, in un triste casermone/falansterio, con 90 coltellate. Un caso, occorre dire, di un certo rilievo per gli studiosi di r.c., visto che il Tribunale di Trieste, condannando la USL triestina (Servizi Psichiatrici) a risarcire ex art. 2047 c.c. il danno (200 milioni di vecchie lire, dei quali cento per il danno patrimoniale, cento per quello non patrimoniale) al figlio della donna uccisa – nonché nipotino del nonno assassino -, irrobustiva un certo settore in realtà molto labile e precario della r.c., quello cioè, per dirlo in chiave debolologica, della responsabilità extracontrattuale del soggetto “forte”, e tenuto alla sorveglianza, per “abbandono” di una persona “fragile”.